giovedì 15 settembre 2011

INTERVISTA A HURRICANE IVAN!

Da Radio Sherwood, un'intervista a Hurricane Ivan  a proposito del PUCK COMIC PARTY
From Radio Sherwood, a conversation with Hurricane Ivan about PUCK COMIC PARTY

PUCK COMIC PARTY! 170 autori coinvolti in un colossale progetto collettivo e indipendente. Di Emiliano Rabuiti ( dal sito di Sherwood)

In vista dell’imminente uscita di “Puck Comic Party” proponiamo quattro chiacchiere con Ivan Manuppelli, la mente e il braccio - aiutato da Sergio Ponchione, Tom Bunk, Emanuele Fossati e Piero Tonin - di quello che si annuncia un libro immancabile nelle librerie degli amanti del fumetto underground, indipendente e autoprodotto.


Ciao Ivan, quale è stata l'idea per cui hai deciso di imbarcarti in questa impresa?

L'idea è nata dopo la realizzazione del CAVAFUMETTO, l'inserto speciale dedicato a Osvaldo Cavandoli contenuto in Puck#1. Quella era una storia con 30 disegnatori italiani, per lo più amici e collaboratori dell'artista scomparso, uniti in un unico progetto artistico alla "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", dove si incrociavano personaggi e stili grafici di universi paralleli ma finora lontani.

Quell'esperimento mi ha fatto capire che questo è il momento storico ideale per una operazione collettiva di autori: oggi è ancora attiva la gran parte degli artisti underground degli anni '60-'70, la vecchia guardia italiana disegna ancora a ritmi impressionanti (Gavioli, Perogatt, Rebuffi, Dossi, Gatto, Cimpellin...), c'è l'ondata "new wave" degli anni '80-'90 che è maturata e si è solidificata, e c'è tutta una nuovissima generazione di talenti incazzati che non vedono l'ora di dimostrare quello che sanno fare. Questo momento è una sorta di confine generazionale, e PUCK COMIC PARTY mi è sembrata la soluzione migliore per immortalarlo.

Quale è la differenza principale tra Cavafumetto e Puck Comic Party?

A differenza del Cavafumetto, dove diversi autori convivono nelle stesse vignette rispettando una sceneggiatura già scritta e molto vincolante, in PUCK COMIC PARTY abbiamo voluto dare la completa e assoluta libertà narrativa agli autori coinvolti.

Non è una operazione nuovissima, la facevano già i surrealisti chiamandola "Cadavere Squisito". E anche nel fumetto ci sono dei precedenti: qui in Italia ci hanno provato gli amici di "Monipodio!" e negli USA è famoso l'esperimento di Art Spiegelman ("The Narrative Corpse") con 69 autori a scrivere e disegnare la stessa storia. Alcuni veterani di queste prime operazioni sono presenti anche nel COMIC PARTY. E anche lo stesso Spiegelman, che per impegni di lavoro non ha potuto parteciparci, ci ha mandato una bella email di incoraggiamento.

Due anni di lavorazione sono tanti ma, per il numero di autori coinvolti nemmeno troppi. Ci racconti un po' questi due anni di intesa attività?

All'inizio è stato complicato. Gestire 170 talenti del fumetto indipendente e dare al tutto una struttura organica è come dirigere un fottuto kolossal. E io sono così ossessionato dal risultato, quando faccio una cosa,che potrei davvero pensarci 24 ore al giorno. Per certi momenti è stato così, ma poi ho capito che PUCK COMIC PARTY ha una sua vita propria e non c'è bisogno di indirizzarlo molto. I punti più belli di questa storia sono proprio quelli dove la trama scorre libera in un susseguirsi di gag comiche. E il fatto che ci siano voluti 2 anni, e 170 anime, ha dato al tutto il fascino di un racconto universale. Tutta la trama respira le nuove preoccupazioni di questi ultimi anni: dal disastro petrolifero nel Golfo del Messico a una sorta di comune bisogno di scappare e salvarsi. Sono molto soddisfatto di questa storia corale, che non si prende mai sul serio.

Come hai coinvolto gli autori?

La maggior parte degli autori è stata contattata via e-mail, soprattutto gli ospiti internazionali.

Alcuni disegnatori, poi, mi hanno aiutato ad allargare il giro: Denis Kitchen ad esempio mi ha consigliato un piccolo gruppo di agguerriti undergrounder della prima generazione, che qui in Italia sono ancora sconosciuti perchè hanno animato la parte più "oscura" del movimento... quella più lontana dai riflettori.

Altri artisti invece non hanno internet, e sono dovuto andare ad arruolarli di persona. Come il grande Gino Gavioli, Leone Cimpellin o Lucio Tomaz della Gamma Film. Ad ogni autore ho lasciato una settimana di tempo per realizzare 3 vignette. Paradossalmente il più veloce di tutti è stato proprio Gavioli, quasi 90enne, che me le ha disegnate praticamente sul momento.

Nelle tante storie c'è un filo conduttore? O ogni storia è a sè?

Le regole di un "Cadavere Squisito" sono sempre le stesse, sono gli artisti coinvolti a fare la differenza. Nel COMIC PARTY ogni autore ha scritto e disegnato 3 vignette di una unica storia corale, con l'unica condizione di seguire l'artista precedente e provocare il successivo. Ed è molto interessante scoprire come autori lontanissimi tra loro (un ex hippie della East Coast convertito al porno e un disegnatore per periodici cattolici) possano raccontare le stesse cose con la stessa finalità di intenti.

Quali, e perchè, sono gli autori - diciamo - per cui sei particolarmente fiero di aver coinvolto?

Molti degli artisti coinvolti sono stati fondamentali per la mia formazione artistica, sia come autore che come direttore di una rivista indipendente come "PUCK!". Come anticipato sul blog, nel COMIC PARTY ho cercato di riunire i massimi rappresentanti di quelle riviste che hanno aperto la strada all'editoria indipendente: Il Male, Frigidaire, Mad Magazine, Punk!, Puzz, Insekten Sekte, lo Shock Studio. Gente come Max Capa, Vincenzo Sparagna, Matteo Guarnaccia, Akab, John Holmstrom, Jay Lynch... senza di loro probabilmente non avrei mai avuto l'input per fare quello che faccio ora. E ancora mi fa strano vederli riuniti in un unico progetto. Ci sono anche personaggi che ho preso in prestito dall'iconografia rock. Winston Smith, che solitamente fa collage e che quando ho visto per la prima volta mi ha aperto un mondo. Oppure il fantomatico The Mad Peck (che è stato un bel casino da arruolare), che negli anni '60 disegnava poster per Janis Joplin e le leggendarie recensioni della rivista Creem.

Non voglio fare il paraculo, ma credo di essere legato a tutti gli artisti coinvolti. E infatti sono andato a scegliermeli uno ad uno.
Se dovessi farti soltanto 3 nomi improbabili, soltanto 3, ti direi questi: gli Air Pirates, Daniele Luttazzi e Giovanni Romanini. Gli Air Pirates (Ted Richards, Gary Hallgren e Dan O'Neill) sono famosi per essere i primi ed unici fumettisti underground a vincere una causa legale contro la Disney. Delle vere e proprie leggende.
Luttazzi è un genio della comicità senza regole, e non si merita tutto questo massacro mediatico da quelle stesse persone che lo hanno eletto a paladino.
Romanini invece è il braccio destro di Magnus, uno dei grandi reduci del Fumetto Nero. E ha disegnato una sequenza nel suo stile inconfondibile. Significa molto per me.

Un volume del genere avrebbe potuto essere anche prodotto da un editore ma tu hai scelto, ancora una volta, la sana via dell'autoproduzione. Perchè?

C'è prima di tutto un problema logistico. Finchè "PUCK!" si mantiene autonomo so quello che succede: i soldi ricavati servono alla stampa successiva e stop. E se mancano, mi invento qualcosa per trovarli. Tutto è sulle mie spalle, non ci sono sorprese dell'ultima ora o qualche coglione più in alto di me che per vincere le proprie frustrazioni mi parla di "trend" o di "marketing". E gli autori, che sanno riconoscere un progetto sincero da una marchetta, accettano di lavorare anche gratis se non li fai cadere nelle solite logiche di mercato.
Faccio questa rivista da più di 10 anni ma solo oggi posso finalmente dichiarare che le vendite dello scorso "PUCK!" sono servite a ripagarmi i debiti con il tipografo e anche a finanziare questo nuovo progetto. Siamo finalmente in attivo, cazzo!


Detto questo, non sono contrario a priori alla presenza di un Editore. Ma se c'è un Editore, ed è un Editore vero, questo deve garantirmi di poter pagare tutti gli artisti che finora non sono riuscito a pagare. E deve darmi completa carta bianca su tutto, a partire dalla scelta delle collaborazioni.
Perchè le cose belle si fanno con i grandi nomi, ma anche con la gente improbabile su cui solitamente non si scommette.
Ma poi basta parlare di editori! Quello che mi serve è una segretaria!

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