Lo scorso novembre, nell’ultima edizione di Lucca Comics & Games, è stato presentato per la prima volta al pubblico il volume Puck Comic Party, la più grande opera collettiva nella storia della nona arte: una mastodontica jam session a fumetti che si estende per ottantasette pagine, accompagnata da succosi contenuti extra, per un numero decisamente speciale di Puck!, la rivista creata e diretta dall’artista milanese Ivan Mannuppelli, in arte Hurricane Ivan.
Per questa grande festa di disegni e balloon dedicata a Puck, il nano con le ali e il cappello a cilindro protagonista della storia, il maestro di cerimonie Hurricane ha selezionato e coordinato un team internazionale di centosettantadue autori, i quali hanno lavorato insieme alla stessa storia alternandosi uno di seguito all’altro e utilizzando in totale libertà e autonomia lo spazio di tre vignette ciascuno che avevano a disposizione; uniche regole del gioco (peraltro in alcuni casi scherzosamente violate o volutamente ignorate): riprendere la storia dal punto in cui la si era ricevuta dall’autore precedente, e consegnarla al successivo fornendo un’indicazione sullo sviluppo narrativo per la scena seguente.
Ogni pagina è impostata su una griglia di sei vignette che si mantiene costante dall’inizio alla fine e ospita tre autori, dato che lo spazio occupato dal titolo nella tavola dell’incipit fa sì che la distribuzione dei singoli contributi individuali, pur restando sempre invariata, segua un ritmo dispari; questa studiata alternanza dei diversi autori secondo un ritmo “3-2-1” rende ancora più intenso, pagina per pagina, l’effetto visivo di estrema varietà e mescolanza di tutto l’insieme e ne accentua le sembianze e l’andatura irregolari e sghembe.
Ingegnoso “scienziato pazzo” dietro le quinte di questo esperimento, Hurricane Ivan ha convocato dall’Europa e dall’America un composito gruppo di artisti del fumetto, dell’illustrazione, della grafica, dell’animazione e della satira, coinvolgendo una moltitudine di soggetti che spazia dagli ambienti più sotterranei ai settori più noti e comprende inoltre alcune partecipazioni assolutamente straordinarie per un tale contesto: insomma, un inconsueto rassemblement di artisti che si ritrovano insieme per questa speciale occasione, inanellati uno dopo l’altro a formare un’inedita catena di reciproca ispirazione, che colpisce anche per i suoi accostamenti improbabili. In una panoplia di fumetti, Puck Comic Party ci presenta quindi, collegati tra loro dal contorto filo di una trama in continuo divenire e dallo spirito goliardico che sottende tutta l’opera, una gran quantità di autori che corrispondono ad una congerie di diverse aree dell’immaginario e del gusto del suo regista, con le quali il lettore può confrontarsi e da cui può trarre anche moltissimi spunti per letture e ricerche future. A mano a mano che ci si avventura in questa selva di disegni e scrittura, negli apporti individuali dei singoli si possono riconoscere o scoprire i differenti stili, provenzienze e personalità che la affollano: una successione di differenti sguardi attraverso cui la storia è filtrata e da cui nascono le svariate versioni di Puck e dell’ambiente in cui si muove.
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I nomi e le realtà editoriali che ho citato sono solo alcuni esempi che aiutano a rendere l’idea della miscela che ribolle all’interno di questo melting pot, ma ovviamente si tratta solo di una piccola parte delle anime presenti nell’eterogeneo gruppo di Puck Comic Party.
Sfogliando il “prodotto finito” si ha dunque l’impressione di un mix estremamente variegato, ma con un sorprendente senso di coesione e tenuta. Descrivendolo con metafore musicali lo si potrebbe definire caotico come il jazz, mutevole come il prog-rock, ma anche semplice e diretto come il punk. Come era prevedibile, in alcuni passaggi la stabilità e la fluidità di lettura scemano, e l’impatto potrebbe essere un po’ stressante, specie per un occhio non allenato o avvezzo soltanto a prodotti di larga fascia. Tuttavia, come si può facilmente intuire, si tratta di inconvenienti pressoché inevitabili, facilmente riscontrabili in una comic jam, soprattutto di queste dimensioni, e a dire il vero ciò accade sporadicamente.
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La tavola è quasi tutta disegnata in bianco e nero, ma contiene alcuni elementi a colori che si riagganciano alla facciata immediatamente successiva, cioè alla variopinta quarta di copertina di Bunk. Giungendo alla fine della lettura ci si accorge infatti che la storia avvolge in qualche modo tutto il volume, anche nelle sue parti esterne, ed è incastonata in una velata ma percepibile ring composition, nella quale la fine riporta al punto di partenza, sia dal punto di vista narrativo sia da quello dell’impaginazione. Chiarisco illustrando il meccanismo: in chiusura, nel quadro generale in bianco e nero, un Puck a colori fugge da una folla furiosa verso una barchetta a remi, anch’essa a colori; se sottintendiamo una breve ellissi, finisce nello spazio interstellare della quarta di copertina, per poi giungere infine alla prima pagina della copertina stessa, dove è appunto raffigurato mentre è a bordo della piccola imbarcazione, remando in un cosmo zeppo di vari elementi e personaggi del racconto che fluttuano sparsi, proprio come in seguito ad un’esplosione del loro universo, di un Big Bang che ridà il via alla nuova creazione. All’interno del volume la storia (ri)parte poi con le prime vignette di Hurricane, in cui Puck attraversa delle acque oscure a bordo di una bagnarola (diversa da quella copertina: che l’universo cui accennavo ci appaia sempre diverso, ogni volta che ci capitasse di rileggere il fumetto?).
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Meritano di essere segnalate anche le pagine introduttive del comicbook, che ospitano il “fotomontaggio di gruppo” con tutti gli autori intervenuti e i centosettantadue trafiletti che li presentano sinteticamente con cenni biografici e bibliografici, spesso in tono semiserio, assolutamente informale, come nello stile di Hurricane Ivan.
Prestigiosa ed interessante è poi la prefazione del già citato Jay Lynch, uno dei padri dell’underground americano e membro della squadra che ha creato la fortunata serie di figurine Garbage Pail Kids, che da noi qualcuno sicuramente ricorderà come “Sgorbions”, nome con cui erano uscite nelle edicole d’Italia.
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