Dal sito Fucinemute: http://www.fucinemute.it/2012/03/puck-comic-party-fumetto-centipede-i/
Lo scorso novembre, nell’ultima edizione di Lucca Comics & Games, è stato presentato per la prima volta al pubblico il volume Puck Comic Party, la più grande opera collettiva nella storia della nona arte: una mastodontica jam session a fumetti che si estende per ottantasette pagine, accompagnata da succosi contenuti extra, per un numero decisamente speciale di Puck!, la rivista creata e diretta dall’artista milanese Ivan Mannuppelli, in arte Hurricane Ivan.
Per questa grande festa di disegni e balloon dedicata a Puck, il nano con le ali e il cappello a cilindro protagonista della storia, il maestro di cerimonie Hurricane ha selezionato e coordinato un team internazionale di centosettantadue autori, i quali hanno lavorato insieme alla stessa storia alternandosi uno di seguito all’altro e utilizzando in totale libertà e autonomia lo spazio di tre vignette ciascuno che avevano a disposizione; uniche regole del gioco (peraltro in alcuni casi scherzosamente violate o volutamente ignorate): riprendere la storia dal punto in cui la si era ricevuta dall’autore precedente, e consegnarla al successivo fornendo un’indicazione sullo sviluppo narrativo per la scena seguente.
Ogni pagina è impostata su una griglia di sei vignette che si mantiene costante dall’inizio alla fine e ospita tre autori, dato che lo spazio occupato dal titolo nella tavola dell’incipit fa sì che la distribuzione dei singoli contributi individuali, pur restando sempre invariata, segua un ritmo dispari; questa studiata alternanza dei diversi autori secondo un ritmo “3-2-1” rende ancora più intenso, pagina per pagina, l’effetto visivo di estrema varietà e mescolanza di tutto l’insieme e ne accentua le sembianze e l’andatura irregolari e sghembe.
Ingegnoso “scienziato pazzo” dietro le quinte di questo esperimento, Hurricane Ivan ha convocato dall’Europa e dall’America un composito gruppo di artisti del fumetto, dell’illustrazione, della grafica, dell’animazione e della satira, coinvolgendo una moltitudine di soggetti che spazia dagli ambienti più sotterranei ai settori più noti e comprende inoltre alcune partecipazioni assolutamente straordinarie per un tale contesto: insomma, un inconsueto rassemblement di artisti che si ritrovano insieme per questa speciale occasione, inanellati uno dopo l’altro a formare un’inedita catena di reciproca ispirazione, che colpisce anche per i suoi accostamenti improbabili. In una panoplia di fumetti, Puck Comic Party ci presenta quindi, collegati tra loro dal contorto filo di una trama in continuo divenire e dallo spirito goliardico che sottende tutta l’opera, una gran quantità di autori che corrispondono ad una congerie di diverse aree dell’immaginario e del gusto del suo regista, con le quali il lettore può confrontarsi e da cui può trarre anche moltissimi spunti per letture e ricerche future. A mano a mano che ci si avventura in questa selva di disegni e scrittura, negli apporti individuali dei singoli si possono riconoscere o scoprire i differenti stili, provenzienze e personalità che la affollano: una successione di differenti sguardi attraverso cui la storia è filtrata e da cui nascono le svariate versioni di Puck e dell’ambiente in cui si muove.
Si va dal fumetto popolare per tutte le età di scuola italiana, nel caso di Luciano Gatto, di Topolino, e di Sandro Dossi, della squadra di Geppo e Braccio di Ferro dell’editrice Bianconi, all’underground made in U.S.A. dell’ondata originaria degli anni Settanta e Settanta, radical, osceno e caustico, ad esempio con Jay Lynch, Skip Williamson e Bill Griffith; dall’avanguardia dell’arte sequenziale che ha animato il periodo delle gloriose testate Frigidaire, Frizzer e Tempi Supplementari, con Vincenzo Sparagna, Giuseppe Palumbo, Massimo Giacon, Mauro Cicarè, Massimo Semerano, Francesca Ghermandi e Marco Corona, al fumetto umoristico nostrano di Giorgio Sommacal (Cattivik) e di Adriano Carnevali, l’inventore della serie I Ronfi; dalle matite satiriche dei quotidiani e dei periodici italiani, come Vincino, Stefano Disegni, Danilo Maramotti, Staino e Giuliano, alla celebre coppia del fumetto d’autore Milazzo & Berardi, passando per i collages di Winston Smith, grafico sovversivo, icona planetaria del punk e autore di copertine dei dischi della storica band culto Dead Kennedys; dall’arte rivoluzionaria di Max Capa, pittore attivo nel mondo delle fanzine controculturali degli anni Settanta, alle inquietanti mostruosità del duro e metallaro autore di Femdom, Giorgio Santucci, e alle disturbanti visioni del francese Craoman; dallo humour pazzoide di Al Jaffe, fumettista statunitense pubblicato sulla pietra miliare Mad Magazine, alla psichedelia figurativa di Matteo Guarnaccia; dal fumetto erotico e la pin up art dell’ottimo Nik Guerra, disegnatore di conturbanti bellezze femminili in lingerie rétro, immerse in atmosfere che fondono noir e fetish, al tratto sporco e grezzo di Akab e Mike Diana, per arrivare fino al contributo grafico di due comici e intellettuali di spirito anarcoide e amanti delle nuvole parlanti: Daniele Luttazzi e Jacopo Fo. E ancora, una marea di esponenti della galassia del fumetto indipendente e d’autore, di diversi livelli di notorietà e di varia provenienza geografica: gli italiani Danilo Loizedda, Pasquale “Squaz” Todisco, Athos Careghi, Michele Mordente di Stampa Alternativa, Stefano Zattera, Roberto Magnosi; il disegnatore satirico francese Rifo e i serbi Wostok e Zograf, quest’ultimo conosciuto in tutto il mondo per i suoi racconti a fumetti dei suoi viaggi psiconautici e della vita durante la guerra nella Ex Jugoslavia; l’olandese Peter Pontiac, disegnatore di copertine di dischi indie e voce del movimento degli squatter del suo paese; gli inglesi Bryan Talbot, autore di grande successo, Hunt Emerson e Lord Hurk, esponenti della scena underground britannica. È folta la presenza statunitense, ad esempio con Jay Kinney, noto nel giro come il “mistico del fumetto underground”; Foolbert Sturgeon, membro e precursore del movimento dei “comix”; Everett Peck, illustratore per Playboy e per The Newyorker; Dennis Worden, pubblicato negli anni Ottanta su Weirdo, la rivista diretta da Crumb, ed anche il gruppo degli “Air Pirates Funnies”, pirati della parodia, noti per la battaglia legale che li vide contrapposti ai potenti legali del colosso disneyano.
Hanno aggiunto le loro tre tessere a questo bizzarro mosaico anche alcuni arzilli anziani signori: Enzo Lunari, inventore delle strisce umoristiche con il personaggio del vecchio Eritreo Cazzulati; Gino Gavioli, professionista dell’animazione i cui cartoni animati di Capitan Trinchetto e Vigile Concilia venivano trasmessi in TV durante Carosello; Carlo Peroni, in arte “Perogatt”, padre di Calimero («il pulcino nero»); Giorgio Rebuffi, autore di personaggi a fumetti per l’infanzia come Pugacioff, e Leone Cimpellin, classe 1926, collaboratore di Max Bunker per MaxMagnus e firma de Il Corriere dei Piccoli e Il Mago.
I nomi e le realtà editoriali che ho citato sono solo alcuni esempi che aiutano a rendere l’idea della miscela che ribolle all’interno di questo melting pot, ma ovviamente si tratta solo di una piccola parte delle anime presenti nell’eterogeneo gruppo di Puck Comic Party.
Sfogliando il “prodotto finito” si ha dunque l’impressione di un mix estremamente variegato, ma con un sorprendente senso di coesione e tenuta. Descrivendolo con metafore musicali lo si potrebbe definire caotico come il jazz, mutevole come il prog-rock, ma anche semplice e diretto come il punk. Come era prevedibile, in alcuni passaggi la stabilità e la fluidità di lettura scemano, e l’impatto potrebbe essere un po’ stressante, specie per un occhio non allenato o avvezzo soltanto a prodotti di larga fascia. Tuttavia, come si può facilmente intuire, si tratta di inconvenienti pressoché inevitabili, facilmente riscontrabili in una comic jam, soprattutto di queste dimensioni, e a dire il vero ciò accade sporadicamente.
Spillato e stampato in bianco e nero su carta giallognola (in modo da evitare “l’effetto fotocopia” da foglio bianco, come ha ricordato Hurricane durante uno degli eventi di presentazione), il volume ha un impatto visuale insieme forte, affascinante e gradevole, e raggiunge, al contrario di certe pubblicazioni “low budget”, un livello molto buono di qualità estetica. Ad incorniciare e impreziosire il quadro di questo cangiante fiume in piena di vignette, troviamo la brulicante copertina a colori del pittore e fumettista Tom Bunk, che occupa dalla prima alla quarta pagina, e l’affollata splash page finale di Sergio Ponchione, autore che fa parte del catalogo di Coconino Press e dell’americana Fantagraphic Books, cioè un’immagine-epilogo di tutto il volume, che rappresenta Puck mentre è inseguito da una minacciosa torma di personaggi che ha incontrato nelle sue pazzesche vicende: un finale sospeso, l’ennesimo e ultimo cliffhanger dei centosettantadue in cui la trama è frazionata.
La tavola è quasi tutta disegnata in bianco e nero, ma contiene alcuni elementi a colori che si riagganciano alla facciata immediatamente successiva, cioè alla variopinta quarta di copertina di Bunk. Giungendo alla fine della lettura ci si accorge infatti che la storia avvolge in qualche modo tutto il volume, anche nelle sue parti esterne, ed è incastonata in una velata ma percepibile ring composition, nella quale la fine riporta al punto di partenza, sia dal punto di vista narrativo sia da quello dell’impaginazione. Chiarisco illustrando il meccanismo: in chiusura, nel quadro generale in bianco e nero, un Puck a colori fugge da una folla furiosa verso una barchetta a remi, anch’essa a colori; se sottintendiamo una breve ellissi, finisce nello spazio interstellare della quarta di copertina, per poi giungere infine alla prima pagina della copertina stessa, dove è appunto raffigurato mentre è a bordo della piccola imbarcazione, remando in un cosmo zeppo di vari elementi e personaggi del racconto che fluttuano sparsi, proprio come in seguito ad un’esplosione del loro universo, di un Big Bang che ridà il via alla nuova creazione. All’interno del volume la storia (ri)parte poi con le prime vignette di Hurricane, in cui Puck attraversa delle acque oscure a bordo di una bagnarola (diversa da quella copertina: che l’universo cui accennavo ci appaia sempre diverso, ogni volta che ci capitasse di rileggere il fumetto?).
Ponchione, Hurricane e Bunk con queste loro singole parti del testo collegate tra loro, evocano insieme l’ininterrotto fluire di un reale unico, molteplice ed interconnesso, in cui la fine reca con sé inevitabilmente un nuovo inizio. Questa scelta estetica, oltre a ribadire il senso del particolare legame che unisce i diversi autori in questa occasione, suggerisce, secondo me, anche l’idea di una narrazione infinita che si tramanda, modificandosi e senza soluzione di continuità, da persona a persona, una storia che affonda le radici in quelle che l’hanno preceduta ed è portatrice dei semi di quelle che la seguiranno. «Fine?… non è mai veramente la fine», ricorda il vecchio barbuto disegnato da Ponchione in quello che ad un certo livello di lettura si può definire uno “pseudo-finale”: un’allusione ad una fiaba infinita e circolare, in cui la fantasia straripa dal libro mescolandosi alla realtà e plasmandola: il racconto continuo ed infinito dell’immaginazione libera e creatrice.
Meritano di essere segnalate anche le pagine introduttive del comicbook, che ospitano il “fotomontaggio di gruppo” con tutti gli autori intervenuti e i centosettantadue trafiletti che li presentano sinteticamente con cenni biografici e bibliografici, spesso in tono semiserio, assolutamente informale, come nello stile di Hurricane Ivan.
Prestigiosa ed interessante è poi la prefazione del già citato Jay Lynch, uno dei padri dell’underground americano e membro della squadra che ha creato la fortunata serie di figurine Garbage Pail Kids, che da noi qualcuno sicuramente ricorderà come “Sgorbions”, nome con cui erano uscite nelle edicole d’Italia.
(marzo 2012. Articolo di Thomas Martinelli)
Tutti invitati al Puck comics party, jam session per 170 autori off
di Thomas Martinelli
Dispettoso e folle sono i primi aggettivi suggeriti dalla colorata copertina di Puck Comic Party. Indotti in tal senso anche dalla testata che richiama il folletto combinaguai del Sogno di una notte di mezza estate -ma il direttore indipendente Hurricane Ivan Manuppelli dribbla la stretta shakespeariana - se ne è parlato in una presentazione off di BilBOlbul al Modo Infoshop di Bologna, presenti alcuni artisti «correi».
Nelle 96 pagine di bianco e nero divise in 6 vignette ciascuna si possono evocare tanti altri aggettivi, diversi e contrastanti: grottesco, disgustoso, geniale, surreale, laido, originale, divertente, sconclusionato, ben disegnato, mal costruito, insostenibile, magico. O si può perfino rinunciare ad etichettare, anche se la categoria più gettonata è underground, e lasciarsi coinvolgere nella lettura antinarrativa di questo fumetto. È infatti frutto di una jam session, di un lavoro in progressione passato per le mani di più di 170 autori dalle provenienze più disparate. Sia geografiche che per esperienza. Ci sono per esempio nomi noti della passata scena controculturale americana come Jay Lynch (Nard 'n Pat), Bill Griffith (Zippy the Pinhead), Denis Kitchen, Larry Welz. Ci sono vignettisti satirici come Vincino, Giuliano, Origone, Danilo Maramotti, Stefano Disegni. Ci sono animatori meno addusi al fumetto come Guido Manuli, Joshua Held (Gino il pollo), Giuseppe Laganà. Ci sono figli illustri che non smentiscono il buon sangue dei padri: Mark Bode del fu Vaughn, il cartoonist politico Monte Wolverton il cui papà Basil era firma leggendaria della rivista Mad. E poi ci sono partecipazioni diversificate come quelle di John Holmstrom, fondatore nel '75 della rivista Punk e copertinista dei Ramones, del censuratissimo comico televisivo Daniele Luttazzi, del 91enne pilastro di Mad Al Jaffee, di Iacopo Fo. Non mancano le colonne consolidate del fumetto popolare classico italiano da Alfredo Castelli (Martin Mystère) a Giovanni Romanini (al fianco di Magnus per La Compagnia della forca e Alan Ford) e Luciano Gatto (disegnatore disneyano di Paperino e Eta Beta), né dei graphic novels di ultima generazione come Hannes Pasqualini (Giètz!) e Manuele Fior (Cinquemila chilometri al secondo). Con buona pace degli altri 149 artisti noti o meno non citati, fra cui ci sono tre Air Pirates (Pirati dell'aria) dell'underground più guerrigliero che negli anni '70 furono in causa con la Disney per le loro parodie spinte non autorizzate e che per questo fondarono The Mouse Liberation Front (Fronte di liberazione del Topo), diciamo che Puck Comic Party rappresenta davvero un evento unico nel fumetto internazionale. Non inganni quindi il fatto che ne siano state tirate solo mille copie e che, salvo rare eccezioni, non è distribuito nelle librerie e nelle edicole ma piuttosto a fiere e festival, o meglio ancora via internet (lagoladipuck@email.it). È un lavoro che ha impiegato due anni e mezzo per compiersi con un metodo di lavoro più simile a una catena di Sant'Antonio che non alla costruzione professionale di una storia a fumetti.
Di mano in mano ogni tavola è stata siglata da due e spesso tre firme di cui l'ultima presente anche in quella successiva. Così Maramotti ha passato il testimone a Staino e lui a Marco Corona, poi a Giacon, a Semerano, a Nizzoli, a Palumbo...e con questa curiosa staffetta è andato crescendo una (non)storia intrigante per l'incredibile coesione narrativa nella diversità stilistica. Detto questo, il consiglio è di cercarlo (a 10 euro) e leggerselo direttamente, senza pretendere qui un impossibile riassunto.
(marzo 2012. Articolo di Michele R. Serra)
L'ammucchiata di fumetti di Michele R. Serra
L'ammucchiata di fumetti di Ivan "Hurricane" Manuppelli, che dieci anni fa ha deciso di diventare editore—oltre che cartoonist—underground, e non ha fatto un passo indietro da allora. Quando ha iniziato lui era al liceo, e la sua rivista faceva abbastanza schifo; oggi che lui ha quasi trent'anni, Puck è una bomba. E Ivan può permettersi il lusso di far uscire un numero speciale di 90 pagine con dentro un'unica storia-jam session a cui hanno partecipato più di 170 autori dal mondo. L'idea fa molto anni Settanta, così come l'impostazione pace-e-amore: di solito la new school sputa sulla vecchia, qui invece i grandi della prima ondata si divertono insieme a quelli dell'ultima, gli americani con gli europei.
Un racconto collettivo a catena, tre vignette a testa, sempre lo stesso protagonista: il nano Puck. A cui naturalmente succedono cose a caso. E ci si diverte anche indipendentemente dal piacere nerd di riconoscere i vari cartoonist, da Sergio Ponchione a Al Jaffee (aka l'uomo dei fold-in di Mad Magazine), da Enzo Lunari a Mark Bodé (esatto: figlio d'arte), da Johnny Ryan a Francesca Ghermandi. Ah, quello che si è sbattuto di più—a giudicare dalle tre vignette a pagina 24—è Tom Bunk, il miglior disegnatore di Sgorbions della storia (veramente ha un curriculum ben più lungo, ma questo rende bene l'idea).
La migliore enciclopedia dell'underground mondiale l'ha prodotta un italiano, uno che nel mio mondo ideale sarebbe editor in chief di qualche gigantesco gruppo editoriale. A me Puck Comic Party darà da fare per l'intero 2012, anno che trascorrerò a cercare le storie di almeno 80 autori su 170, quelli di cui non ho mai letto una pagina.
FRIGIDAIRE
(dicembre 2011 - articolo di Vincenzo Sparagna)
"Oltre 170 autori, Puck Comic Party"
(di Vincenzo Sparagna, da Frigidaire n.239)
"Raccolti dal nostro inesauribile Ivan Manuppelli, alias Hurricane, in questo numero speciale oltre 170 disegnatori si misurano con le torrenziali avventure del nano Puck, tanto più sorprendenti e surreali, perchè tuta la storia è il frutto della successione, tre vignette + tre vignette + tre vignette e così via, dei partecipanti, ciascuno libero di modificare il corso degli eventi in un senso o nell'altro. Ne deriva una specie di insensatezza programmatica della narrazione, che potrebbe essere definita un'automatic novel, una fiction robotica. Come se Puck si liberasse dei suoi tanti autori e usasse astutamente la loro sequenza casuale per imporsi non più come personaggio, ma come autore di se stesso.
Va anche detto che la qualità dei segni è alta, la copertina spettacolare e la stampa ottima. Puck Comic Party è un fantastico esperimento narrativo-demenziale, da non perdere." Vincenzo Sparagna.
(di Vincenzo Sparagna, da Frigidaire n.239)
"Raccolti dal nostro inesauribile Ivan Manuppelli, alias Hurricane, in questo numero speciale oltre 170 disegnatori si misurano con le torrenziali avventure del nano Puck, tanto più sorprendenti e surreali, perchè tuta la storia è il frutto della successione, tre vignette + tre vignette + tre vignette e così via, dei partecipanti, ciascuno libero di modificare il corso degli eventi in un senso o nell'altro. Ne deriva una specie di insensatezza programmatica della narrazione, che potrebbe essere definita un'automatic novel, una fiction robotica. Come se Puck si liberasse dei suoi tanti autori e usasse astutamente la loro sequenza casuale per imporsi non più come personaggio, ma come autore di se stesso.
Va anche detto che la qualità dei segni è alta, la copertina spettacolare e la stampa ottima. Puck Comic Party è un fantastico esperimento narrativo-demenziale, da non perdere." Vincenzo Sparagna.
XL- REPUBBLICA
(dicembre 2011 - articolo di David Vecchiato)
Darsi al torpiloquio, mangiare merda, strafarsi di droghe, vomitare l'anima, improvvisare orge, trombare comunisti , evirare e decervellare, fottere la morte, tuffarsi nei cessi, abusare di tutto. Ecco un po' di stereotipi che faranno inorridire chi ha sempre guardato con sospetto il fumetto underground. Eppure come scrive a pag.66 Carnevali, il papà dei Ronfi, "stiamo sempre nel mondo dei fumetti, il mondo reale è molto più insensato e mostruoso". Non prendetevela con Puck, il suo è un surreale viaggio nell'inconscio, negli universi paralleli, nel web, nei freak show, al cimitero, e dove finisce ricomincia daccapo. Non è drammaturgia e non vuole esserlo, è un "cadavere squisito", proprio come quei bizzarri disegni che i surrealisti si dividevano passandosi il foglio e disegnandone una parte ciascuno. Questo viaggio è stato concepito nella stessa logica dai 172 autori coinvolti. Scritte e disegnate le proprie tre vignette si passa a un altro, con un minimo di indicazioni su come procedere: padri dell'underground Usa e europeo come Bill Griffith e Tom Bunk, Hunt Emerson e Zograf, italiani come Vincino, Ghermandi, Palumbo, i nostri Giacon, Corradi, Maicol e Mirco... Puck il Nano si vota perciò a essere il personaggio underground italiano più "patentato". Ma la salsiccia benedetta di Rosenzweig, tra un hippie voodoo e una comparsata di Rat Fink in versione Kali, ammonisce che non basta "accostare elementi riciclati dal cinema di genere americano degli anni 50/60 per addentrarsi (incauti) nel mondo dell'idea." Perciò Puck, ora che hai avuto il tuo orgasmico Nirvana scendi nel nostro Universo e raccontaci altre storie. (david vecchiato)
(articolo di Emiliano Rabuiti)
Da Radio Sherwood, un'intervista a Hurricane Ivan a proposito del PUCK COMIC PARTY
From Radio Sherwood, a conversation with Hurricane Ivan about PUCK COMIC PARTY
PUCK COMIC PARTY! 170 autori coinvolti in un colossale progetto collettivo e indipendente.
Un'intervista di Emiliano Rabuiti ( dal sito di Sherwood)
In vista dell’imminente uscita di “Puck Comic Party” proponiamo quattro chiacchiere con Ivan Manuppelli, la mente e il braccio - aiutato da Sergio Ponchione, Tom Bunk, Emanuele Fossati e Piero Tonin - di quello che si annuncia un libro immancabile nelle librerie degli amanti del fumetto underground, indipendente e autoprodotto.
L'idea è nata dopo la realizzazione del CAVAFUMETTO, l'inserto speciale dedicato a Osvaldo Cavandoli contenuto in Puck#1. Quella era una storia con 30 disegnatori italiani, per lo più amici e collaboratori dell'artista scomparso, uniti in un unico progetto artistico alla "Chi ha incastrato Roger Rabbit?", dove si incrociavano personaggi e stili grafici di universi paralleli ma finora lontani.
Quell'esperimento mi ha fatto capire che questo è il momento storico ideale per una operazione collettiva di autori: oggi è ancora attiva la gran parte degli artisti underground degli anni '60-'70, la vecchia guardia italiana disegna ancora a ritmi impressionanti (Gavioli, Perogatt, Rebuffi, Dossi, Gatto, Cimpellin...), c'è l'ondata "new wave" degli anni '80-'90 che è maturata e si è solidificata, e c'è tutta una nuovissima generazione di talenti incazzati che non vedono l'ora di dimostrare quello che sanno fare. Questo momento è una sorta di confine generazionale, e PUCK COMIC PARTY mi è sembrata la soluzione migliore per immortalarlo.
Quale è la differenza principale tra Cavafumetto e Puck Comic Party?
A differenza del Cavafumetto, dove diversi autori convivono nelle stesse vignette rispettando una sceneggiatura già scritta e molto vincolante, in PUCK COMIC PARTY abbiamo voluto dare la completa e assoluta libertà narrativa agli autori coinvolti.
Non è una operazione nuovissima, la facevano già i surrealisti chiamandola "Cadavere Squisito". E anche nel fumetto ci sono dei precedenti: qui in Italia ci hanno provato gli amici di "Monipodio!" e negli USA è famoso l'esperimento di Art Spiegelman ("The Narrative Corpse") con 69 autori a scrivere e disegnare la stessa storia. Alcuni veterani di queste prime operazioni sono presenti anche nel COMIC PARTY. E anche lo stesso Spiegelman, che per impegni di lavoro non ha potuto parteciparci, ci ha mandato una bella email di incoraggiamento.
Due anni di lavorazione sono tanti ma, per il numero di autori coinvolti nemmeno troppi. Ci racconti un po' questi due anni di intesa attività?
All'inizio è stato complicato. Gestire 170 talenti del fumetto indipendente e dare al tutto una struttura organica è come dirigere un fottuto kolossal. E io sono così ossessionato dal risultato, quando faccio una cosa,che potrei davvero pensarci 24 ore al giorno. Per certi momenti è stato così, ma poi ho capito che PUCK COMIC PARTY ha una sua vita propria e non c'è bisogno di indirizzarlo molto. I punti più belli di questa storia sono proprio quelli dove la trama scorre libera in un susseguirsi di gag comiche. E il fatto che ci siano voluti 2 anni, e 170 anime, ha dato al tutto il fascino di un racconto universale. Tutta la trama respira le nuove preoccupazioni di questi ultimi anni: dal disastro petrolifero nel Golfo del Messico a una sorta di comune bisogno di scappare e salvarsi. Sono molto soddisfatto di questa storia corale, che non si prende mai sul serio.
Come hai coinvolto gli autori?
La maggior parte degli autori è stata contattata via e-mail, soprattutto gli ospiti internazionali.
Alcuni disegnatori, poi, mi hanno aiutato ad allargare il giro: Denis Kitchen ad esempio mi ha consigliato un piccolo gruppo di agguerriti undergrounder della prima generazione, che qui in Italia sono ancora sconosciuti perchè hanno animato la parte più "oscura" del movimento... quella più lontana dai riflettori.
Altri artisti invece non hanno internet, e sono dovuto andare ad arruolarli di persona. Come il grande Gino Gavioli, Leone Cimpellin o Lucio Tomaz della Gamma Film. Ad ogni autore ho lasciato una settimana di tempo per realizzare 3 vignette. Paradossalmente il più veloce di tutti è stato proprio Gavioli, quasi 90enne, che me le ha disegnate praticamente sul momento.
Nelle tante storie c'è un filo conduttore? O ogni storia è a sè?
Le regole di un "Cadavere Squisito" sono sempre le stesse, sono gli artisti coinvolti a fare la differenza. Nel COMIC PARTY ogni autore ha scritto e disegnato 3 vignette di una unica storia corale, con l'unica condizione di seguire l'artista precedente e provocare il successivo. Ed è molto interessante scoprire come autori lontanissimi tra loro (un ex hippie della East Coast convertito al porno e un disegnatore per periodici cattolici) possano raccontare le stesse cose con la stessa finalità di intenti.
Quali, e perchè, sono gli autori - diciamo - per cui sei particolarmente fiero di aver coinvolto?
Molti degli artisti coinvolti sono stati fondamentali per la mia formazione artistica, sia come autore che come direttore di una rivista indipendente come "PUCK!". Come anticipato sul blog, nel COMIC PARTY ho cercato di riunire i massimi rappresentanti di quelle riviste che hanno aperto la strada all'editoria indipendente: Il Male, Frigidaire, Mad Magazine, Punk!, Puzz, Insekten Sekte, lo Shock Studio. Gente come Max Capa, Vincenzo Sparagna, Matteo Guarnaccia, Akab, John Holmstrom, Jay Lynch... senza di loro probabilmente non avrei mai avuto l'input per fare quello che faccio ora. E ancora mi fa strano vederli riuniti in un unico progetto. Ci sono anche personaggi che ho preso in prestito dall'iconografia rock. Winston Smith, che solitamente fa collage e che quando ho visto per la prima volta mi ha aperto un mondo. Oppure il fantomatico The Mad Peck (che è stato un bel casino da arruolare), che negli anni '60 disegnava poster per Janis Joplin e le leggendarie recensioni della rivista Creem.
Non voglio fare il paraculo, ma credo di essere legato a tutti gli artisti coinvolti. E infatti sono andato a scegliermeli uno ad uno.
Se dovessi farti soltanto 3 nomi improbabili, soltanto 3, ti direi questi: gli Air Pirates, Daniele Luttazzi e Giovanni Romanini. Gli Air Pirates (Ted Richards, Gary Hallgren e Dan O'Neill) sono famosi per essere i primi ed unici fumettisti underground a vincere una causa legale contro la Disney. Delle vere e proprie leggende.
Luttazzi è un genio della comicità senza regole, e non si merita tutto questo massacro mediatico da quelle stesse persone che lo hanno eletto a paladino.
Romanini invece è il braccio destro di Magnus, uno dei grandi reduci del Fumetto Nero. E ha disegnato una sequenza nel suo stile inconfondibile. Significa molto per me.
Un volume del genere avrebbe potuto essere anche prodotto da un editore ma tu hai scelto, ancora una volta, la sana via dell'autoproduzione. Perchè?
C'è prima di tutto un problema logistico. Finchè "PUCK!" si mantiene autonomo so quello che succede: i soldi ricavati servono alla stampa successiva e stop. E se mancano, mi invento qualcosa per trovarli. Tutto è sulle mie spalle, non ci sono sorprese dell'ultima ora o qualche coglione più in alto di me che per vincere le proprie frustrazioni mi parla di "trend" o di "marketing". E gli autori, che sanno riconoscere un progetto sincero da una marchetta, accettano di lavorare anche gratis se non li fai cadere nelle solite logiche di mercato.
Faccio questa rivista da più di 10 anni ma solo oggi posso finalmente dichiarare che le vendite dello scorso "PUCK!" sono servite a ripagarmi i debiti con il tipografo e anche a finanziare questo nuovo progetto. Siamo finalmente in attivo, cazzo!
Detto questo, non sono contrario a priori alla presenza di un Editore. Ma se c'è un Editore, ed è un Editore vero, questo deve garantirmi di poter pagare tutti gli artisti che finora non sono riuscito a pagare. E deve darmi completa carta bianca su tutto, a partire dalla scelta delle collaborazioni.
Perchè le cose belle si fanno con i grandi nomi, ma anche con la gente improbabile su cui solitamente non si scommette.
Ma poi basta parlare di editori! Quello che mi serve è una segretaria!