Dal sito Fucinemute:
http://www.fucinemute.it/2012/03/puck-comic-party-fumetto-centipede-i/
Lo scorso novembre, nell’ultima edizione di
Lucca Comics & Games, è stato presentato per la prima volta al pubblico il volume
Puck Comic Party, la più grande opera collettiva nella storia della nona arte: una mastodontica
jam session a fumetti che si estende per ottantasette pagine, accompagnata da succosi contenuti extra, per un numero decisamente speciale di
Puck!, la rivista creata e diretta dall’artista milanese Ivan Mannuppelli, in arte Hurricane Ivan.
Per questa grande festa di disegni e balloon dedicata a Puck, il nano con le ali e il cappello a cilindro protagonista della storia, il maestro di cerimonie Hurricane ha selezionato e coordinato un team internazionale di centosettantadue autori, i quali hanno lavorato insieme alla stessa storia alternandosi uno di seguito all’altro e utilizzando in totale libertà e autonomia lo spazio di tre vignette ciascuno che avevano a disposizione; uniche regole del gioco (peraltro in alcuni casi scherzosamente violate o volutamente ignorate): riprendere la storia dal punto in cui la si era ricevuta dall’autore precedente, e consegnarla al successivo fornendo un’indicazione sullo sviluppo narrativo per la scena seguente.
Ogni pagina è impostata su una griglia di sei vignette che si mantiene costante dall’inizio alla fine e ospita tre autori, dato che lo spazio occupato dal titolo nella tavola dell’incipit fa sì che la distribuzione dei singoli contributi individuali, pur restando sempre invariata, segua un ritmo dispari; questa studiata alternanza dei diversi autori secondo un ritmo “3-2-1” rende ancora più intenso, pagina per pagina, l’effetto visivo di estrema varietà e mescolanza di tutto l’insieme e ne accentua le sembianze e l’andatura irregolari e sghembe.
Ingegnoso “scienziato pazzo” dietro le quinte di questo esperimento, Hurricane Ivan ha convocato dall’Europa e dall’America un composito gruppo di artisti del fumetto, dell’illustrazione, della grafica, dell’animazione e della satira, coinvolgendo una moltitudine di soggetti che spazia dagli ambienti più sotterranei ai settori più noti e comprende inoltre alcune partecipazioni assolutamente straordinarie per un tale contesto: insomma, un inconsueto
rassemblement di artisti che si ritrovano insieme per questa speciale occasione, inanellati uno dopo l’altro a formare un’inedita catena di reciproca ispirazione, che colpisce anche per i suoi accostamenti improbabili. In una panoplia di fumetti,
Puck Comic Party ci presenta quindi, collegati tra loro dal contorto filo di una trama in continuo divenire e dallo spirito goliardico che sottende tutta l’opera, una gran quantità di autori che corrispondono ad una congerie di diverse aree dell’immaginario e del gusto del suo regista, con le quali il lettore può confrontarsi e da cui può trarre anche moltissimi spunti per letture e ricerche future. A mano a mano che ci si avventura in questa selva di disegni e scrittura, negli apporti individuali dei singoli si possono riconoscere o scoprire i differenti stili, provenzienze e personalità che la affollano: una successione di differenti sguardi attraverso cui la storia è filtrata e da cui nascono le svariate versioni di Puck e dell’ambiente in cui si muove.
Si va dal fumetto popolare per tutte le età di scuola italiana, nel caso di Luciano Gatto, di
Topolino, e di Sandro Dossi, della squadra di
Geppo e
Braccio di Ferro dell’editrice Bianconi, all’underground
made in U.S.A. dell’ondata originaria degli anni Settanta e Settanta,
radical, osceno e caustico, ad esempio con Jay Lynch, Skip Williamson e Bill Griffith; dall’avanguardia dell’arte sequenziale che ha animato il periodo delle gloriose testate
Frigidaire,
Frizzer e
Tempi Supplementari, con Vincenzo Sparagna, Giuseppe Palumbo, Massimo Giacon, Mauro Cicarè, Massimo Semerano, Francesca Ghermandi e Marco Corona, al fumetto umoristico nostrano di Giorgio Sommacal (
Cattivik) e di Adriano Carnevali, l’inventore della serie
I Ronfi; dalle matite satiriche dei quotidiani e dei periodici italiani, come Vincino, Stefano Disegni, Danilo Maramotti, Staino e Giuliano, alla celebre coppia del fumetto d’autore Milazzo & Berardi, passando per i collages di Winston Smith, grafico sovversivo, icona planetaria del punk e autore di copertine dei dischi della storica band culto Dead Kennedys; dall’arte rivoluzionaria di Max Capa, pittore attivo nel mondo delle fanzine controculturali degli anni Settanta, alle inquietanti mostruosità del duro e metallaro autore di
Femdom, Giorgio Santucci, e alle disturbanti visioni del francese Craoman; dallo humour pazzoide di Al Jaffe, fumettista statunitense pubblicato sulla pietra miliare
Mad Magazine, alla psichedelia figurativa di Matteo Guarnaccia; dal fumetto erotico e la
pin up art dell’ottimo Nik Guerra, disegnatore di conturbanti bellezze femminili in lingerie rétro, immerse in atmosfere che fondono noir e fetish, al tratto sporco e grezzo di Akab e Mike Diana, per arrivare fino al contributo grafico di due comici e intellettuali di spirito anarcoide e amanti delle nuvole parlanti: Daniele Luttazzi e Jacopo Fo. E ancora, una marea di esponenti della galassia del fumetto indipendente e d’autore, di diversi livelli di notorietà e di varia provenienza geografica: gli italiani Danilo Loizedda, Pasquale “Squaz” Todisco, Athos Careghi, Michele Mordente di Stampa Alternativa, Stefano Zattera, Roberto Magnosi; il disegnatore satirico francese Rifo e i serbi Wostok e Zograf, quest’ultimo conosciuto in tutto il mondo per i suoi racconti a fumetti dei suoi viaggi psiconautici e della vita durante la guerra nella Ex Jugoslavia; l’olandese Peter Pontiac, disegnatore di copertine di dischi
indie e voce del movimento degli squatter del suo paese; gli inglesi Bryan Talbot, autore di grande successo, Hunt Emerson e Lord Hurk, esponenti della scena underground britannica. È folta la presenza statunitense, ad esempio con Jay Kinney, noto nel giro come il “mistico del fumetto underground”; Foolbert Sturgeon, membro e precursore del movimento dei “comix”; Everett Peck, illustratore per
Playboy e per
The Newyorker; Dennis Worden, pubblicato negli anni Ottanta su
Weirdo, la rivista diretta da Crumb, ed anche il gruppo degli “Air Pirates Funnies”, pirati della parodia, noti per la battaglia legale che li vide contrapposti ai potenti legali del colosso disneyano.
Hanno aggiunto le loro tre tessere a questo bizzarro mosaico anche alcuni arzilli anziani signori: Enzo Lunari, inventore delle strisce umoristiche con il personaggio del vecchio Eritreo Cazzulati; Gino Gavioli, professionista dell’animazione i cui cartoni animati di
Capitan Trinchetto e
Vigile Concilia venivano trasmessi in TV durante Carosello; Carlo Peroni, in arte “Perogatt”, padre di Calimero («il pulcino nero»); Giorgio Rebuffi, autore di personaggi a fumetti per l’infanzia come Pugacioff, e Leone Cimpellin, classe 1926, collaboratore di Max Bunker per
MaxMagnus e firma de
Il Corriere dei Piccoli e
Il Mago.
I nomi e le realtà editoriali che ho citato sono solo alcuni esempi che aiutano a rendere l’idea della miscela che ribolle all’interno di questo
melting pot, ma ovviamente si tratta solo di una piccola parte delle anime presenti nell’eterogeneo gruppo di
Puck Comic Party.
Sfogliando il “prodotto finito” si ha dunque l’impressione di un mix estremamente variegato, ma con un sorprendente senso di coesione e tenuta. Descrivendolo con metafore musicali lo si potrebbe definire caotico come il jazz, mutevole come il prog-rock, ma anche semplice e diretto come il punk. Come era prevedibile, in alcuni passaggi la stabilità e la fluidità di lettura scemano, e l’impatto potrebbe essere un po’ stressante, specie per un occhio non allenato o avvezzo soltanto a prodotti di larga fascia. Tuttavia, come si può facilmente intuire, si tratta di inconvenienti pressoché inevitabili, facilmente riscontrabili in una
comic jam, soprattutto di queste dimensioni, e a dire il vero ciò accade sporadicamente.
Spillato e stampato in bianco e nero su carta giallognola (in modo da evitare “l’effetto fotocopia” da foglio bianco, come ha ricordato Hurricane durante uno degli eventi di presentazione), il volume ha un impatto visuale insieme forte, affascinante e gradevole, e raggiunge, al contrario di certe pubblicazioni “low budget”, un livello molto buono di qualità estetica. Ad incorniciare e impreziosire il quadro di questo cangiante fiume in piena di vignette, troviamo la brulicante copertina a colori del pittore e fumettista
Tom Bunk, che occupa dalla prima alla quarta pagina, e l’affollata
splash page finale di
Sergio Ponchione, autore che fa parte del catalogo di Coconino Press e dell’americana Fantagraphic Books, cioè un’immagine-epilogo di tutto il volume, che rappresenta Puck mentre è inseguito da una minacciosa torma di personaggi che ha incontrato nelle sue pazzesche vicende: un finale sospeso, l’ennesimo e ultimo
cliffhanger dei centosettantadue in cui la trama è frazionata.
La tavola è quasi tutta disegnata in bianco e nero, ma contiene alcuni elementi a colori che si riagganciano alla facciata immediatamente successiva, cioè alla variopinta quarta di copertina di Bunk. Giungendo alla fine della lettura ci si accorge infatti che la storia avvolge in qualche modo tutto il volume, anche nelle sue parti esterne, ed è incastonata in una velata ma percepibile
ring composition, nella quale la fine riporta al punto di partenza, sia dal punto di vista narrativo sia da quello dell’impaginazione. Chiarisco illustrando il meccanismo: in chiusura, nel quadro generale in bianco e nero, un Puck a colori fugge da una folla furiosa verso una barchetta a remi, anch’essa a colori; se sottintendiamo una breve ellissi, finisce nello spazio interstellare della quarta di copertina, per poi giungere infine alla prima pagina della copertina stessa, dove è appunto raffigurato mentre è a bordo della piccola imbarcazione, remando in un cosmo zeppo di vari elementi e personaggi del racconto che fluttuano sparsi, proprio come in seguito ad un’esplosione del loro universo, di un Big Bang che ridà il via alla nuova creazione. All’interno del volume la storia (ri)parte poi con le prime vignette di Hurricane, in cui Puck attraversa delle acque oscure a bordo di una bagnarola (diversa da quella copertina: che l’universo cui accennavo ci appaia sempre diverso, ogni volta che ci capitasse di rileggere il fumetto?).
Ponchione, Hurricane e Bunk con queste loro singole parti del testo collegate tra loro, evocano insieme l’ininterrotto fluire di un reale unico, molteplice ed interconnesso, in cui la fine reca con sé inevitabilmente un nuovo inizio. Questa scelta estetica, oltre a ribadire il senso del particolare legame che unisce i diversi autori in questa occasione, suggerisce, secondo me, anche l’idea di una narrazione infinita che si tramanda, modificandosi e senza soluzione di continuità, da persona a persona, una storia che affonda le radici in quelle che l’hanno preceduta ed è portatrice dei semi di quelle che la seguiranno. «Fine?… non è mai veramente la fine», ricorda il vecchio barbuto disegnato da Ponchione in quello che ad un certo livello di lettura si può definire uno “pseudo-finale”: un’allusione ad una fiaba infinita e circolare, in cui la fantasia straripa dal libro mescolandosi alla realtà e plasmandola: il racconto continuo ed infinito dell’immaginazione libera e creatrice.
Meritano di essere segnalate anche le pagine introduttive del comicbook, che ospitano il “fotomontaggio di gruppo” con tutti gli autori intervenuti e i centosettantadue trafiletti che li presentano sinteticamente con cenni biografici e bibliografici, spesso in tono semiserio, assolutamente informale, come nello stile di Hurricane Ivan.
Prestigiosa ed interessante è poi la prefazione del già citato
Jay Lynch, uno dei padri dell’underground americano e membro della squadra che ha creato la fortunata serie di figurine
Garbage Pail Kids, che da noi qualcuno sicuramente ricorderà come “Sgorbions”, nome con cui erano uscite nelle edicole d’Italia.